Home Dal Web Gioco d'azzardo uguale malattia: ecco tutte le conseguenze (da corrierenazionale.it, venerdì 30 marzo 2012)

Gioco d'azzardo uguale malattia: ecco tutte le conseguenze (da corrierenazionale.it, venerdì 30 marzo 2012)

di Redazione

di David Barbetti

Intervista alla dottoressa Capitanucci dell’associazione AND: “Sono ottimista, ma ci sono troppi interessi in gioco”

Varese – L’altra faccia della medaglia nella promessa di “vincere facile” sono gli indebitati che arrivano addirittura a compiere rapine pur di racimolare qualche soldo. Così come, dietro all’offerta invasiva di Gratta e Vinci negli uffici postali, al supermercato o in tabaccheria, ci sono decine e decine di persone che vengono continuamente indotte in tentazione pur essendo già in grave difficoltà con il gioco d’azzardo.

Il governo pare essersene accorto: nelle ultime settimane il ministro della Cooperazione, Andrea Riccardi, e quello della Salute, Renato Balduzzi, hanno preso in carico il problema. “La ludopatia deve essere equiparata ad una malattia” e “Basta con gli spot ingannevoli” sono le dichiarazioni che hanno aperto uno squarcio nel buio del tunnel in cui si cacciano sempre più persone.

Accanto a chi propone – e ha il merito di aver avviato un dibattito quantomai importante oggi -, c’è però anche chi agisce. E magari lo fa da tempo, come la dottoressa Daniela Capitanucci, presidente dell’associazione AND (Azzardo e Nuove Dipendenze).

Dottoressa, che ne pensa di questa “crociata” contro il gioco d’azzardo?

 È importante che finalmente qualcuno si sia reso conto della gravità del fenomeno. Certo, la strada è ancora lunga.

 Ludopatia uguale malattia: che ne pensa?

 La ludopatia non esiste, non è una malattia che ha un corrispettivo nella letteratura scientifica. È un termine inventato da concessionari e monopoli di Stato. Esiste invece il gioco d’azzardo patologico, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha riconosciuto come malattia già negli anni Ottanta

 C’è solo la crisi economica che spinge sempre più persone a giocare?

 Un altro è l’aumento dell’offerta: venti anni fa c’erano le lotterie, un’estrazione del Lotto a settimana, il Totocalcio e qualche sala ippica dove chi entrava non era neppure ben visto. Oggi invece ci sono i giochi online, lotterie istantanee, scommesse, videopoker che sono accessibili a chiunque. Di conseguenza, aumentano anche quelli che possono “farsi male” con questi giochi. E poi c’è l’illusione della vincita facile…

 A questo riguardo, è giusto intervenire sulla pubblicità, come si sta tentando di fare?

 Sì perché gli spot hanno tratti ingannevoli: le possibilità di vincita le conosciamo tutti, eppure passa il messaggio che sia facile e alla portata di tutti. Inoltre le pubblicità non sono selettive: le mail che invitano a provare giochi online ma anche gli spot in tv arrivano a tutti, anche ai minori. Potrebbero essere vietati come per le sigarette o, almeno, regolamentati in maniera diversa seguendo l’esempio di quanto avviene in altri Paesi europei

 Riconoscere il gioco d’azzardo patologico che conseguenze può avere sul Servizio Sanitario Nazionale? Serviranno centro specializzati? Aumenteranno le spese?

 Garantire una cura è il secondo passo dopo il riconoscimento. Poi, inevitabilmente, servirà un’organizzazione dei servizi: oggi in Italia solo poche regioni hanno staff e strutture specializzate. Certo, è chiaro che sono costi in più: ma come il ministero del Tesoro fa leggi per promuovere i giochi, anche quello della Sanità dovrebbe intervenire analogamente per curare chi se ne ammala. Lo Stato deve rendersi conto che anche oggi sostiene costi sociali enormi, nonostante il gioco d’azzardo patologico non sia riconosciuto. Basti pensare all’usura o agli atti criminosi cui ricorre chi si indebita.

 Dal punto divista legale invece cosa può comportare questo riconoscimento?

 Se uno fa una rapina perché gli viene riconosciuta una compulsione al gioco ptrebbe avere le attenuanti e quindi percorsi di recupero alternativi al carcere come per i tossicodipendenti. Quanto alla situazione reddituale del malato, ci sono già oggi gli amministratori di sotegno: figure esterne che curano la parte contabile e aministrativa del giocatore. Lo aiutano, ad esempio, a far sì che riesca a pagare l’affitto o le rate prima di spendersi tutto

 Secondo lei le cose cambieranno? È ottimista?

 Immagino che ci saranno difficoltà ma è già tanto essere arrivati a questo punto. L’iter per limitare gli spot sarà forse più rapido, mentre il percorso per il gioco patologico lo vedo in salita: ci sono troppi interessi in ballo. Bisognerà vedere se prevarranno quelli della salute pubblica.

L’età media si è abbassata: a rischio soprattutto i giovani

A giocare si inizia presto. Troppo presto, almeno a scorrere i dati di una ricerca del Cnr di Pisa che ha fornito al nostro giornale la dottoressa Sabrina Molinaro, dell’Istituto di Fisiologia Clinica Sezione di Epidemiologia.

E mentre in Italia, così come nel resto del pianeta, è in costante aumento il numero di chi si ammala per il gioco d’azzardo, alcuni studi realizzati negli ultimi dieci anni evidenziano come sempre più adolescenti e giovani siano a rischio moderato/elevato di dipendenza. Un rischio più alto rispetto ad altre fasce d’età come dimostrano i dati che riguardano il numero – anche questo in costante aumento – di quanti si rivolgono a centri di cura specializzati pubblici e privati.

La fascia più a rischio sembra essere quella tra i 15 e i 24 anni: secondo l’indagine Ipsad-Italia 2010-2011 che si è occupata dei “gamblers” (giocatori d’azzardo) il 35,7% ha giocato negli ultimi 12 mesi; il 26,4% non rischia la dipendenza, il 6,9% è a basso rischio, il 2,3% ad alto rischio. Il paragone con gli adulti (fascia d’età 25-64 anni) rende bene l’idea del fenomeno: se infatti la percentuale di chi ha giocato è minore per i giovani (35,7% contro 45,3%), aumenta esponenzialmente la percentuale di chi rischia la dipendenza (6,9 contro 5,8 per quella bassa, 2,3 contro 2,2 per quella ad alto rischio).

Dove si gioca di più Sempre per quanto riguarda il problema del gioco d’azzardo dei giovani, un’altra importante fotografia della situazione nel nostro Paese arriva da un’altra indagine condotta sempre dall’Istituto di fisiologia clinica rivolta agli studenti di 15-19 anni. In base ai dati della ricerca Espad-Italia 2009-2010 emerge che lo studente-giocatore medio risiede soprattutto nelle regioni del Centrosud: in testa ci sono Calabria (57%) e Campania (56%), seguite da Basilicata, Puglia, Sicilia e Lazio (tutte con percentuali intorno al 55%). Il minor numero di studenti-giocatori si trova invece nel Nordest del Paese: guida la classifica il Trentino Alto-Adige (40%) seguito da Friuli Venezia Giulia (39%) e Veneto (38%). Nel centro Italia dati interessanti – allo stesso tempo allarmanti – arrivano dalla Toscana dove negli ultimi anni si è registrato un importante aumento percentuale di studenti che dichiarano di giocare. E, sempre nel centro Italia, suona come un campanello d’allarme la situazione delle Marche, dove c’è il numero pià alto in assoluto di studenti che presentano un profilo a rischio(17%). Quasi due punti percentuali in più del Veneto (15,5%).

I giochi preferiti Come per gli adulti, i giochi più diffusi tra i giovani sono il Lotto e il Superenalotto insieme al Gratta e vinci e al Lotto istantaneo. Abbastanza diffuse anche le scommesse sportive (nel Lazio sfiorano il 36%) e i giochi online. Tendenza che si registra soprattutto nel centro Italia: i ragazzi optano in modo più consistente per il Poker texano (28% in Umbria, 33% in Toscana, Marche e Lazio). E se qualcuno pensa che i “vecchi” giochi di carte siano ormai superati, si sbaglia di grosso: nelle Marche e in Toscana tra i giovani vanno sempre per la maggiore. In Toscana ci gioca il 35%, percentuale che sale al 45% nelle Marche.

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