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UBI Banca: il quotidiano economico MF-MILANO FINANZA intervista Lando Maria Sileoni

di Redazione

MF-Milano Finanza, giovedì 22 marzo 2012

Il segretario Sileoni: tutte le fazioni in campo hanno bisogno del nostro appoggio. Valuteremo i programmi prima di prendere decisioni. La Fabi vuole giocare da protagonista nella partita Ubi

di Luca Gualtieri

L’assemblea di Ubi Banca del 28 aprile è un appuntamento molto atteso sull’asse Brescia-Bergamo. Giorgio Jannone si presenterà per la prima volta ai soci per sparare bordate contro i vertici del gruppo lombardo. È improbabile che il deputato Pdl presenti una lista, ma il suo intervento farà parlare. Resta da capire quale sarà la reazione dei dipendenti-soci di Ubi e dei sindacati interni, che per il momento non si sono espressi. «Valuteremo i programmi sia in termini di idee sia in termini di cambiamento rispetto alle esigenze dei soci e soprattutto dei lavoratori bancari», spiega a MF-Milano Finanza Lando Sileoni, segretario generale della Fabi.

Domanda. Sileoni, la lealtà fra bresciani e bergamaschi resisterà a questa prova?

Risposta. Entrambi gli schieramenti hanno bisogno dell’appoggio determinante dei soci azionisti, specie dei piccoli soci, moltissimi dei quali sono dipendenti e pensionati. Il sostegno occorre sia per mantenere che per cambiare gli equilibri di governance del gruppo. In ogni caso la conflittualità esistente nella componente bergamasca complicherà le alleanze. Il ruolo svolto da Graziano Caldiani, attuale direttore generale, in questi anni è stato determinante per tenere insieme le due anime. Mi auguro che sia Francesco Iorio, prossimo dg di Ubi, sia Elvio Sonnino, prossimo vice, abbiano la consapevolezza che non servono né strappi né politiche industriali aggressive verso sindacato e lavoratori. Lo scontro sarebbe deleterio.

D. Un messaggio rivolto a qualcuno in particolare?

R. No. Osservo soltanto che l’equilibrio attuale vede i capitali e il numero delle azioni in prevalenza a Brescia, mentre i soci hanno maggiore diffusione a Bergamo, dove la tradizione popolare è più radicata. Se la componente bergamasca fosse unita non ce ne sarebbe per nessuno. Semplificando: a Bergamo ci sono i voti per testa, a Brescia, che era una società per azioni, ci sono i soldi.

D. Qualcuno vuole ribaltare gli attuali assetti?

R. Chi ha molte azioni non si rassegna facilmente a contare come un dipendente e, quindi, cerca di trovare teste nuove disponibili ad allearsi con lui. Se analizziamo gli obiettivi che i due schieramenti vorranno raggiungere non c’è molta differenza tra la componente bresciana di Corrado Faissola e quella bergamasca di Jannone: entrambe rimpiangono la spa e Jannone, se non sbaglio, ha sempre contestato il modello federale. Credo comunque che l’attuale alleanza Bergamo-Brescia reggerà fino al 2013 (data di scadenza degli attuali consigli, ndr).

D. Quale modello di banca preferite?

R. Il modello federale costa e spesso appare come un motore imballato, ma ha un senso perché tutela i territori e i lavoratori, sa essere vicino alle famiglie e alle piccole imprese. Le spa invece pensano a creare valore per gli azionisti, specie quelli di controllo e con maggiori capitali.

D. Come si schiererà la Fabi?

R. La Fabi intende tutelare i lavoratori e la banca nella sua essenza. L’occupazione non può essere merce di scambio. Tutelare l’occupazione è un fatto etico, non possiamo condividere progetti distruttivi ed efficientisti, sotto l’etichetta di banca unica. È giunto il momento di prevedere una presenza dei rappresentanti dei lavoratori nei consigli di sorveglianza e di gestione, come avviene in Germania.

D. E se alla fine gli assetti attuali di Ubi dovessero essere confermati che cosa succederà?

R. Non azzardo profezie, ma da qui al 2013 non credo succederà nulla di particolare. Subito dopo però, ci saranno tentativi per far nascere la banca unica. Se così fosse, sarebbe opportuno dichiararlo subito per correttezza verso gli elettori anche se, visto che siamo in campagna elettorale, certamente nessuno si esporrà fino a questo punto. La banca unica comporterebbe anche altri esuberi di personale e questo noi non lo vogliamo. (riproduzione riservata)


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