È troppo ampia la forbice tra le retribuzioni dei top manager e quelle dei dipendenti delle banche. La denuncia arriva dai sindacati dei bancari, che sottolineano l’esistenza di un divario giudicato allarmante in un momento in cui bisogna «difendere l’occupazione».
La proposta lanciata dai sindacali del credito sta nel porre un limite agli stipendi d’oro, in modo che non superino di oltre 20 volte la media delle paga media. L’appello è messo nero su bianco in una lettera aperta inviata da Fiba, Fabi, Fisac, Uilca, Sinfub, Ugl credito e Dircredito, al premier Mario Monti, al governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e al presidente dell’Abi Giuseppe Mussari. Tradotto in cifre, un rapporto di 20 a 1 porterebbe il tetto per i super-compensi a 770 mila euro, visto che nel 2010 la busta paga per un top manager è stata di oltre 3 milioni di euro, a fronte dei 36 mila euro del resto del personale. A fare i calcoli sono gli stessi sindacati, che, con il segretario generale della Fisac Agostino Megale, spiegano come, guardando ai 5 maggiori gruppi, nel 2010 i compensi per il top management siano saliti di 241 mila euro (+8,5%) contro i 700 euro di un dipendente (+1,9%).
La discesa in campo contro gli stipendi gonfiati rappresenta, sottolinea il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, «un’iniziativa di carattere politico, che segue il rinnovo del contratto nazionale», con l’obiettivo di fissare un tetto anche per le paghe dei banchieri «visto che i sacrifici li stanno facendo tutti meno che loro».