Lezioni giapponesi
A pochi giorni dall’anniversario dell’incidente di Fukushima, quello che succede in Giappone ci da le prove che la chiusura del nucleare è ampiamente possibile. Oggi, dei 54 reattori nucleari giapponesi soltano due sono in funzione e senza che ci sia stato alcun blackout. Non è tutto. Tra due mesi, il nucleare nel Paese si spegnerà del tutto per verifiche di sicurezza e manutenzione: si può fare a meno del nucleare, persino dove questa fonte copriva quasi il 30 per cento del fabbisogno di elettricità. Questo grazie alla razionalizzazione dei consumi, l’introduzione di misure di efficienza e il ricorso al gas naturale.
In Giappone, lo sviluppo delle rinnovabili potrebbe sostituire il nucleare nel giro 10 anni. Ma bisogna volerlo!
Un anno dopo l’incidente, Greenpeace ha inviato una lettera ai leader mondiali, firmata da decine di rappresentanti della società civile internazionale, per chiedere la chiusura di una tecnologia che ha dimostrato di essere troppo pericolosa per l’uomo e per l’ambiente, assolutamente marginale dal punto di vista energetico e ben più costosa di quanto propagandato.
Troppo pericolosa: negli USA gli standard di sicurezza richiesti per i reattori di seconda generazione – come gli statunitensi BWR di Fukushima – sono di un rischio di incidente grave ogni centomila anni-reattore. Tradotto, significa che con 400 reattori in funzione un incidente grave dovrebbe succedere ogni 250 anni. Al contrario, ne abbiamo avuti ben 3 in poco più di 30 anni, uno ogni circa 10 anni (Three Miles Island nel 1979, Cernobyl nel 1986 e Fukushima l’anno scorso). L’area contaminata in Giappone è grande quanto mezza Sicilia e così rimarrà per decenni.
Marginale: la fonte nucleare copre circa il 13 per cento della produzione globale di elettricità pari apoco più del 2 per cento del fabbisogno globale di energia. Nel corso del 2011 gli impianti a fonti rinnovabili installati nel mondo sono capaci di produrre energia quanto 16 grandi centrali nucleari.
Costosa: i costi effettivi di realizzazione degli impianti nucleari di terza generazione sono cresciuti 5 volte in 10 anni. La stessa Corte dei Conti in Francia ammette che il costo dell’elettricità dei nuovi EPR francesi sarà circa doppio rispetto alle previsioni.
Fukushima: per ultimo, ma non meno importante, la lezione di Fukushima non verrà incorporata nei nuovi reattori di terza generazione previsti. Per questa ragione si è dimesso Gregory Jazco, il presidente della Commissione della NRC statunitense che ha dato il via libera alla costruzione di due AP1000. Nemmeno nei reattori francesi ci saranno modifiche sostanziali per tener conto di Fukushima.
L’industria nucleare è un dinosauro in declino che continuerà a fare danni che, se non avremo la capacità di chiudere, lasceremo come eredità velenosa alle generazioni future per secoli.