ROMA – Le banche estere che operano in Italia chiedono di non abolire le commissioni sui crediti che mettono tra l’altro a rischio i finanziamenti agli investimenti nelle infrastrutture.
«Il decreto legge sulle liberalizzazioni in via di approvazione in Parlamento che prevede l’abolizione di tutte le commissioni bancarie connesse alla concessione di crediti e fidi crea naturalmente grande preoccupazione nelle banche estere che si troverebbero nella condizione di non poter offrire al mercato strumenti consolidati in uso in tutti i paesi come le linee di credito confermate o l’organizzazione di pool bancari», osserva il presidente di Aibe, Guido Rosa. «Tali strumenti – spiega – si rendono necessari per esempio nell’attività di finanziamenti di progetto che oggi sono indispensabili per accompagnare gli investimenti in infrastrutture di cui l’Italia ha bisogno». «L’associazione fra le banche estere in Italia, riunitasi oggi (ieri per chi legge, ndr) in un consiglio direttivo straordinario – conclude in una nota – si augura che tali disposizioni possano essere riviste».
Oltre alle banche straniere a scendere in campo a fianco dell’Abi sono stati anche i sindacati dei bancari. «Destano forti preoccupazioni alcune norme su commissioni e servizi bancari contenute nel decreto- liberalizzazioni che, se approvate, impatterebbero in maniera negativa sul sistema del credito» afferma Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi. «Abbiamo appena rinnovato un contratto, al vaglio delle assemblee dei lavoratori per l’approvazione, con il quale ci siamo preoccupati di creare nuova occupazione e di rilanciare il sistema, come sempre, senza chiedere nulla alla collettività».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Agostino Megale, segretario generale dei bancari della Cgil: «La decisione relativa alle commissioni bancarie va corretta e il governo deve esprimere una posizione più netta, anche in considerazione del fatto che noi lavoratori bancari abbiamo appena concluso un contratto che ha scelto di tener conto della crisi, puntando sull’occupazione e sul lavoro stabile dei giovani». È evidente, conclude, che bisogna mettere il sistema bancario in grado di aiutare la ripresa, avendo chiaro che il sistema creditizio italiano, dopo le decisioni dell’Eba, non va ulteriormente penalizzato».