di Luca Gualtieri
Dopo un’estenuante trattativa, giovedì 19 gennaio ha visto la luce il nuovo contratto di lavoro dei bancari. L’accordo arriva in un momento molto difficile per il settore, stretto tra i diktat dell’Eba e la tensione sui debiti sovrani. Il contratto (che sarà valido per il triennio 2012-2014) garantisce un recupero economico di oltre il 6% sugli stipendi, pari a 170 euro mensili in media a regime. La nuova occupazione, soprattutto giovanile, sarà garantita da un fondo per l’assunzione di circa 16.500 giovani nei prossimi tre anni, con l’obiettivo di arrivare a 25 mila in cinque anni. Quanto alla produttività, per consentirne un effettivo rilancio, che si ripercuoterà sul Vap e sulla contrattazione integrativa, gli sportelli potranno essere aperti dalle 8 alle 20 con possibile estensione fino alle 22, previo accordo sindacale. Ci sarà poi un congelamento per 18 mesi degli scatti di anzianità e per tre anni della maturazione del tfr (trattamento di fine rapporto) alle sole voci stipendio e scatti d’anzianità. Il nuovo contratto prevede infine la possibilità per le banche di riportare in casa tutte quelle attività che negli anni precedenti erano state esternalizzate. I lavoratori coinvolti in questo processo potranno essere collocati progressivamente nell’area contrattuale del credito, con un graduale miglioramento delle loro condizioni retributive.
Per Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, si tratta del migliore di contratti possibili in questo contesto di mercato. Con molti elementi di novità rispetto al passato e un’attenzione particolare ai giovani.
Domanda. Segretario, quali sono le differenze più significative tra il nuovo contratto e il vecchio?
Risposta. Una novità importante è rappresentata dai nuovi sistemi incentivanti che entrano, di diritto, a far parte della contrattazione di secondo livello e perdono il carattere di unilateralità. Inoltre è stato creato un fondo per la nuova occupazione che consentirà 25 mila nuove assunzioni a tempo indeterminato per i giovani nell’arco di cinque anni. Sono mezzi concreti per combattere il precariato.
D. Perché ritiene così importante questo fondo?
R. Perché il sindacato deve porsi anche il problema della solidarietà tra generazioni, cioè di come garantire nuova occupazione. Queste sono le vere politiche di inclusione sociale.
D. E come funzionerà concretamente?
R. I giovani assunti entreranno in banca con una retribuzione temporaneamente ridotta del 18%. Dopo quattro anni lo stipendio raggiungerà i livelli tabellari del contratto nazionale. La novità importante è che le assunzioni così realizzate saranno tutte a tempo indeterminato, così come accade per la stabilizzazione dei lavoratori precari oggi presenti nei gruppi industriali.
D. Tra i punti centrali del contratto c’è anche l’attenzione alla produttività?
R. Certo. La riforma del sistema pensionistico, che ha innalzato l’età di uscita dal lavoro, ostacola i prepensionamenti volontari di un tempo, realizzati tramite i piani industriali. Così ci siamo posti il problema, da una parte, di gestire preventivamente eventuali eccedenze e, dall’altra, di dare risposte concrete alle banche che chiedevano, come punto irrinunciabile, una maggiore produttività, attraverso l’allungamento dell’orario di sportello.
D. Tenere aperti gli sportelli fino alle 22 è una piccola rivoluzione, non crede?
R. Le banche ci hanno posto un problema. Ribadisco: lo abbiamo condiviso con l’obbligo, però, di un accordo aziendale o di gruppo con le organizzazioni sindacali, necessario per estendere l’orario di sportello dalle 20 alle 22. In assenza di accordo, l’orario non potrà essere prolungato in modo unilaterale.
D. Siete soddisfatti della parte economica dell’accordo o speravate di strappare qualcosa in più?
R. Siamo consapevoli della crisi nazionale e internazionale delle banche, degli attuali problemi sociale, della recessione e dei bilanci sempre più risicati delle aziende di credito. In questo quadro abbiamo dato, in tutta coscienza, il massimo di noi stessi e raggiunto un risultato che riteniamo positivo nel periodo più difficile della storia del sistema bancario italiano ed internazionale.
D. Insomma, un recupero economico del 6% sugli stipendi è il miglior risultato possibile?
R. Non bisogna dimenticare che la posizione della controparte era attestata molto al di sotto del risultato raggiunto.
D. Che tipo di interlocutore avete trovato nell’Abi?
R. Una controparte decisa, talvolta spregiudicata, che era partita con l’intenzione di togliere ai lavoratori bancari le cinque giornate di festività soppresse, la banca delle ore e le indennità di cassa.
D. Le posizioni erano molto distanti?
R. L’essere riusciti a negoziare e ottenere miglioramenti economici senza un minuto di sciopero è un risultato importante, perché il rischio concreto era di non poter concludere un contratto di lavoro e quindi di non avere alcun aumento. In più, uno scontro con le banche sarebbe costato caro ai lavoratori.
D. Qual è stata l’evoluzione della trattativa in questi mesi?
R. Rispetto ai tempi della presentazione della nostra piattaforma rivendicativa, le condizioni economiche delle banche sono velocemente e drasticamente peggiorate. Comunque l’atteggiamento complessivo della delegazione Abi guidata da Francesco Micheli ha visto, proprio nella persona del suo coordinatore, un punto di resistenza ma anche di mediazione ed equilibrio, specie nella fase conclusiva.
D. Questa trattativa come ha cambiato i rapporti intersindacali?
R. Ha segnato, globalmente, un punto decisivo sotto il profilo dei rapporti tra organizzazioni sindacali in quanto rinsalda il valore dell’unità soprattutto sulle questioni specifiche. Ne escono vincenti i lavoratori che si sentono tutelati e rappresentati con autorevolezza e senso di responsabilità. Tra i sindacati, infine, c’è stato e c’è un clima di grande rispetto, di attenzione reciproca e di collaborazione. I lavoratori devono sempre tenere bene in mente che senza la presenza del sindacato i loro diritti sarebbero pressoché inesistenti.
D. E i rapporti con l’Abi come sono cambiati?
R. Non ci illudiamo per il futuro, ma quanto realizzato lascia una traccia positiva. (riproduzione riservata)