È una doppia prova del nove quella che nelle prossime settimane attende l’intesa sul rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro siglato l’altro ieri da Abi e sindacati. Doppia perché l’ipotesi di accordo deve essere votata dai lavoratori, ma deve anche essere applicata dalle aziende che adesso dispongono di molti strumenti innovativi concordati per il recupero della produttività e di tutte le flessibilità: in uscita con il Fondo di solidarietà, in entrata con il fondo di Sostegno all’occupazione, di orario e di prestazione. Dopo che ieri è arrivata anche la sigla di Falcri e Silcea, le due organizzazioni del secondo tavolo, la prossima settimana parte l’iter del documento uscito da Palazzo Altieri a Roma: prima verrà portato al voto degli organismi sindacali, sigla per sigla, poi ci saranno gli attivi regionali e infine arriverà il momento dell’assemblea dei lavoratori che dovrà esprimersi. La modalità di comunicazione di questo accordo non sarà secondaria e di questo sono ben consapevoli i sindacati che, siglando il rinnovo, sono arrivati insieme ad Abi a completare il trittico che rappresenta e racchiude il profondo rinnovamento del settore iniziato con la riforma del Fondo di solidarietà, proseguito con l’accordo sui nuovi assetti contrattuali e concluso con il ccnl. Ed è proprio con questo risultato che Abi si presenterà lunedì all’incontro con il ministro del Welfare Elsa Fornero e le parti sociali. I sindacati sono ben consapevoli del percorso che li aspetta e del fatto che c’è nella categoria un certo malumore, emerso anche nei numerosi commenti arrivati sul nostro sito internet (ww.ilsole24ore.com). L’allungamento dell’orario preoccupa, l’aumento di 170 euro non soddisfa completamente e la solidarietà generazionale è capita ma fino a un certo punto. Come tutti gli accordi di forte discontinuità, soprattutto se arrivati dopo lunghi periodi di pace e benessere, anche questo andrà letto e compreso. Compreso soprattutto nel suo argomento più difficile e cioè l’occupazione su cui Abi e i sindacati hanno iniziato a lavorare molti mesi fa: prima con la riforma del Fondo di solidarietà, adesso con l’istituzione di un Fondo per il sostegno dell’occupazione. Ma anche con l’orario di sportello allungato che, alla luce della necessità che molti istituti potrebbero avere di chiudere sportelli per via del calo di attività, era l’unico modo per recuperare produttività e massimizzare l’uso degli impianti. Quest’ultimo è un tema già affrontato in passato da molte categorie di lavoratori, nel 2012 è toccato anche ai bancari. Così come è toccato ai bancari discutere il tema della piena fungibilità dei quadri.
«Non illuderemo nessuno – dice il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni –. Questo è un contratto straordinario chiuso in un contesto difficile dove si sono accavallati la recessione, i bilanci delle banche in difficoltà, la necessità di ricapitalizzazioni, le novità richieste dall’Eba, i mercati finanziari schizofrenici. C’è una situazione complessivamente negativa: la comprensione e la valutazione del contratto deve essere calata nella complessità del momento». E poi aggiunge Sileoni: «Il sindacato ha dovuto fare un atto di responsabilità. Le alternative erano gli scioperi che sarebbero costati moltissimo ai lavoratori, con esiti molto incerti, oppure rimanere senza contratto e senza aumenti».
E invece, come fa notare, Agostino Megale della Fisac Cgil, «si è arrivati alla sigla senza una sola ora di sciopero, con la consapevolezza di aver fatto un contratto eccezionale, in tempo di crisi. Nemmeno nel 1997-1998 la categoria era riuscita a fare tanto. All’epoca erano stati ridotti gli scatti di anzianità da 12 a 8, erano stati introdotti orari di lavoro come il 6 per 6 o il 4 per 9 e si era rinunciato al recupero inflattivo di oltre 3 punti percentuali».
Di quell’accordo si ricorda bene il segretario generale della Fiba Cisl, Giuseppe Gallo, al tavolo negoziale da inizio anni ’90: «Anche allora la categoria inizialmente si irrigidì, ma poi ha compreso il senso di alcuni nuovi istituti come il Fondo di solidarietà che ha consentito negli anni di accompagnare alla pensione 40mila lavoratori. I bancari hanno dimostrato maturità, intelligenza e solidarietà e proprio grazie a questo è stato possibile attraversare quella crisi in condizioni di equilibrio sociale, senza licenziamenti».
Questa intesa, peraltro, aggiunge Megale «ha introdotto delle sospensioni di alcuni elementi come gli scatti: nulla di strutturale, però. L’orario allungato, che in azienda dovrà essere concordato tra le parti, consentirà alle banche di riposizionarsi sul territorio e di far crescere produttitività e occupazione».
Di fronte «all’allungamento dell’età pensionabile prevista dalla riforma e alla riduzione del bacino delle persone che potranno andare in pensione o in prepensionamento abbiamo trovato il modo per aumentare la produttività in una fase di crisi del settore», dice il segretario generale della Uilca, Massimo Masi. Con il Fondo di sostegno all’occupazione, poi, è stato anche trovato il modo «per creare nuova e buona occupazione per i giovani», osserva Megale. Per questo, conclude Masi «questo è un accordo che ha una portata sociale incredibile».