MILANO FINANZA, sabato 21 gennaio 2012
– Sarà una banca per giovani –
Per Sileoni (Fabi) il nuovo contratto dei bancari è il miglior accordo possibile in questa fase. Gli aumenti sono ragionevoli e ora c’è un fondo per i neoassunti. I rapporti con l’Abi? Sono migliorati, ma non ci facciamo illusioni
di Luca Gualtieri
Dopo un’estenuante trattativa, giovedì 19 gennaio ha visto la luce il nuovo contratto di lavoro dei bancari. L’accordo arriva in un momento molto difficile per il settore, stretto tra i diktat dell’Eba e la tensione sui debiti sovrani.
Il contratto (che sarà valido per il triennio 2012-2014) garantisce un recupero economico di oltre il 6% sugli stipendi, pari a 170 euro mensili in media a regime.
La nuova occupazione, soprattutto giovanile, sarà garantita da un fondo per l’assunzione di circa 16.500 giovani nei prossimi tre anni, con l’obiettivo di arrivare a 25 mila in cinque anni. Quanto alla produttività, per consentirne un effettivo rilancio, che si ripercuoterà sul Vap e sulla contrattazione integrativa, gli sportelli potranno essere aperti dalle 8 alle 20 con possibile estensione fino alle 22, previo accordo sindacale. Ci sarà poi un congelamento per 18 mesi degli scatti di anzianità e per tre anni della maturazione del tfr (trattamento di fine rapporto) alle sole voci stipendio e scatti d’anzianità. Il nuovo contratto prevede infine la possibilità per le banche di riportare in casa tutte quelle attività che negli anni precedenti erano state esternalizzate. I lavoratori coinvolti in questo processo potranno essere collocati progressivamente nell’area contrattuale del credito, con un graduale miglioramento delle loro condizioni retributive. Per Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, si tratta del migliore di contratti possibili in questo contesto di mercato. Con molti elementi di novità rispetto al passato e un’attenzione particolare ai giovani.
Domanda. Segretario, quali sono le differenze più significative tra il nuovo contratto e il vecchio?
Risposta. Una novità importante è rappresentata dai nuovi sistemi incentivanti che entrano, di diritto, a far parte della contrattazione di secondo livello e perdono il carattere di unilateralità. Inoltre è stato creato un fondo per la nuova occupazione che consentirà 25 mila nuove assunzioni a tempo indeterminato per i giovani nell’arco di cinque anni. Sono mezzi concreti per combattere il precariato.
D. Perché ritiene così importante questo fondo?
R. Perché il sindacato deve porsi anche il problema della solidarietà tra generazioni, cioè di come garantire nuova occupazione. Queste sono le vere politiche di inclusione sociale.
D. E come funzionerà concretamente?
R. I giovani assunti entreranno in banca con una retribuzione temporaneamente ridotta del 18%. Dopo quattro anni lo stipendio raggiungerà i livelli tabellari del contratto nazionale. La novità importante è che le assunzioni così realizzate saranno tutte a tempo indeterminato, così come accade per la stabilizzazione dei lavoratori precari oggi presenti nei gruppi industriali.
D. Tra i punti centrali del contratto c’è anche l’attenzione alla produttività?
R. Certo. La riforma del sistema pensionistico, che ha innalzato l’età di uscita dal lavoro, ostacola i prepensionamenti volontari di un tempo, realizzati tramite i piani industriali. Così ci siamo posti il problema, da una parte, di gestire preventivamente eventuali eccedenze e, dall’altra, di dare risposte concrete alle banche che chiedevano, come punto irrinunciabile, una maggiore produttività, attraverso l’allungamento dell’orario di sportello.
D. Tenere aperti gli sportelli fino alle 22 è una piccola rivoluzione, non crede?
R. Le banche ci hanno posto un problema. Ribadisco: lo abbiamo condiviso con l’obbligo, però, di un accordo aziendale o di gruppo con le organizzazioni sindacali, necessario per estendere l’orario di sportello dalle 20 alle 22. In assenza di accordo, l’orario non potrà essere prolungato in modo unilaterale.
D. Siete soddisfatti della parte economica dell’accordo o speravate di strappare qualcosa in più?
R. Siamo consapevoli della crisi nazionale e internazionale delle banche, degli attuali problemi sociale, della recessione e dei bilanci sempre più risicati delle aziende di credito. In questo quadro abbiamo dato, in tutta coscienza, il massimo di noi stessi e raggiunto un risultato che riteniamo positivo nel periodo più difficile della storia del sistema bancario italiano ed internazionale.
D. Insomma, un recupero economico del 6% sugli stipendi è il miglior risultato possibile?
R. Non bisogna dimenticare che la posizione della controparte era attestata molto al di sotto del risultato raggiunto.
D. Che tipo di interlocutore avete trovato nell’Abi?
R. Una controparte decisa, talvolta spregiudicata, che era partita con l’intenzione di togliere ai lavoratori bancari le cinque giornate di festività soppresse, la banca delle ore e le indennità di cassa.
D. Le posizioni erano molto distanti?
R. L’essere riusciti a negoziare e ottenere miglioramenti economici senza un minuto di sciopero è un risultato importante, perché il rischio concreto era di non poter concludere un contratto di lavoro e quindi di non avere alcun aumento. In più, uno scontro con le banche sarebbe costato caro ai lavoratori.
D. Qual è stata l’evoluzione della trattativa in questi mesi?
R. Rispetto ai tempi della presentazione della nostra piattaforma rivendicativa, le condizioni economiche delle banche sono velocemente e drasticamente peggiorate. Comunque l’atteggiamento complessivo della delegazione Abi guidata da Francesco Micheli ha visto, proprio nella persona del suo coordinatore, un punto di resistenza ma anche di mediazione ed equilibrio, specie nella fase conclusiva.
D. Questa trattativa come ha cambiato i rapporti intersindacali?
R. Ha segnato, globalmente, un punto decisivo sotto il profilo dei rapporti tra organizzazioni sindacali in quanto rinsalda il valore dell’unità soprattutto sulle questioni specifiche. Ne escono vincenti i lavoratori che si sentono tutelati e rappresentati con autorevolezza e senso di responsabilità. Tra i sindacati, infine, c’è stato e c’è un clima di grande rispetto, di attenzione reciproca e di collaborazione. I lavoratori devono sempre tenere bene in mente che senza la presenza del sindacato i loro diritti sarebbero pressoché inesistenti.
D. E i rapporti con l’Abi come sono cambiati?
R. Non ci illudiamo per il futuro, ma quanto realizzato lascia una traccia positiva. (riproduzione riservata)
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PLUS, sabato 21 gennaio 2012
-INTERVISTA-
Lando Sileoni, Fabi: «Ora si torna ad assumere» «Uno slittamento ulteriore avrebbe reso impossibile chiudere l’intesa».
Sileoni, l’aumento di 170 euro in tre anni è sufficiente?
L’aumento consente il recupero dell’inflazione ed è il miglior risultato possibile considerato lo scenario, la crisi, la recessione e i bilanci non positivi delle banche.
Secondo l’Abi l’aumento è temperato dal congelamento degli scatti e dal blocco del Tfr: come la vedete?
Avevamo due possibilità: o percorrere una strada di questo tipo, che prevede sacrifici temporanei ma a regime incassa aumenti reali, oppure andare allo scontro con forme di lotta che sarebbero costate carissime ai lavoratori. Abbiamo preferito la prima ipotesi: in queste condizioni sociali mancavano le basi per un confronto duro.
Siete soddisfatti del Fondo per la nuova occupazione?
In tre anni assumeremo circa 16mila giovani con l’obiettivo di arrivare a 25/27mila nei prossimi cinque anni, con il contributo del 4% di dirigenti, top mangement e banchieri. Sono convinto che il risultato è positivo perché il settore nel suo complesso ha deciso in autonomia di cercare una soluzione al dramma crescente della disoccupazione giovanile.
Parliamo dei sistemi incentivanti.
Il risultato è estremamente positivo: il sistema incentivante e il premio di risultato saranno un unico argomento che i sindacati potranno contrattare e negoziare a livello aziendale e di gruppo. Da questo punto di vista è una svolta storica.
Quali sono state le dinamiche tra le sigle sindacali?
C’è stata grande armonia e grande disponibilità al dialogo. I problemi sono stati affrontati nella loro interezza con una convergenza di fondo pienamente condivisa.
E il ruolo della Fabi?
Siamo stati determinanti nella difesa dei diritti dei lavoratori, puntando a un recupero economico soddisfacente, considerati i tempi. Siamo riusciti a difendere a denti stretti la categoria nel momento storico più difficile del sistema bancario italiano.
Come valuta il suo lavoro?
Ho agito in piena coscienza. Sono molto sereno con me stesso: non ho lasciato nulla di intentato per portare a casa dei risultati che, se fossero rimasti in discussione ancora poche settimane, non saremmo mai più riusciti a ottenere. Il pragmatismo ha pagato.
Che ruolo hanno svolto il capo delegazione Abi, Francesco Micheli, e il presidente Giuseppe Mussari?
Micheli ha rischiato di restare senza contratto per gli eccessivi tatticismi. Invece Mussari, pur non essendo mai stato fisicamente presente, è sempre intervenuto nei momenti cruciali.
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IL SOLE 24 ORE, sabato 21 gennaio 2012
Rinnovi. L’ipotesi di accordo passa ora al doppio vaglio delle assemblee e delle stesse aziende – Contratto banche alla prova.
Aumenti, orari e fondo occupazione: arriva il confronto con i lavoratori- Atto di responsabilità: in alternative scioperi, con esiti incerti, o niente contratto e niente aumenti – Con il Fondo di sostegno all’occupazione verrà creata nuova e buona occupazione – La categoria ha dato prova di maturità, intelligenza e solidarietà. Comprenderà anche questo accordo – Con questo contratto abbiamo trovato il modo per elevare la produttività in una fase di crisi
È una doppia prova del nove quella che nelle prossime settimane attende l’intesa sul rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro siglato l’altro ieri da Abi e sindacati. Doppia perché l’ipotesi di accordo deve essere votata dai lavoratori, ma deve anche essere applicata dalle aziende che adesso dispongono di molti strumenti innovativi concordati per il recupero della produttività e di tutte le flessibilità: in uscita con il Fondo di solidarietà, in entrata con il fondo di Sostegno all’occupazione, di orario e di prestazione.
Dopo che ieri è arrivata anche la sigla di Falcri e Silcea, le due organizzazioni del secondo tavolo, la prossima settimana parte l’iter del documento uscito da Palazzo Altieri a Roma: prima verrà portato al voto degli organismi sindacali, sigla per sigla, poi ci saranno gli attivi regionali e infine arriverà il momento dell’assemblea dei lavoratori che dovrà esprimersi.
La modalità di comunicazione di questo accordo non sarà secondaria e di questo sono ben consapevoli i sindacati che, siglando il rinnovo, sono arrivati insieme ad Abi a completare il trittico che rappresenta e racchiude il profondo rinnovamento del settore iniziato con la riforma del Fondo di solidarietà, proseguito con l’accordo sui nuovi assetti contrattuali e concluso con il ccnl. Ed è proprio con questo risultato che Abi si presenterà lunedì all’incontro con il ministro del Welfare Elsa Fornero e le parti sociali.
I sindacati sono ben consapevoli del percorso che li aspetta e del fatto che c’è nella categoria un certo malumore, emerso anche nei numerosi commenti arrivati sul nostro sito internet (ww.ilsole24ore.com). L’allungamento dell’orario preoccupa, l’aumento di 170 euro non soddisfa completamente e la solidarietà generazionale è capita ma fino a un certo punto. Come tutti gli accordi di forte discontinuità, soprattutto se arrivati dopo lunghi periodi di pace e benessere, anche questo andrà letto e compreso. Compreso soprattutto nel suo argomento più difficile e cioè l’occupazione su cui Abi e i sindacati hanno iniziato a lavorare molti mesi fa: prima con la riforma del Fondo di solidarietà, adesso con l’istituzione di un Fondo per il sostegno dell’occupazione. Ma anche con l’orario di sportello allungato che, alla luce della necessità che molti istituti potrebbero avere di chiudere sportelli per via del calo di attività, era l’unico modo per recuperare produttività e massimizzare l’uso degli impianti. Quest’ultimo è un tema già affrontato in passato da molte categorie di lavoratori, nel 2012 è toccato anche ai bancari. Così come è toccato ai bancari discutere il tema della piena fungibilità dei quadri.
«Non illuderemo nessuno – dice il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni –. Questo è un contratto straordinario chiuso in un contesto difficile dove si sono accavallati la recessione, i bilanci delle banche in difficoltà, la necessità di ricapitalizzazioni, le novità richieste dall’Eba, i mercati finanziari schizofrenici. C’è una situazione complessivamente negativa: la comprensione e la valutazione del contratto deve essere calata nella complessità del momento». E poi aggiunge Sileoni: «Il sindacato ha dovuto fare un atto di responsabilità. Le alternative erano gli scioperi che sarebbero costati moltissimo ai lavoratori, con esiti molto incerti, oppure rimanere senza contratto e senza aumenti».
E invece, come fa notare, Agostino Megale della Fisac Cgil, «si è arrivati alla sigla senza una sola ora di sciopero, con la consapevolezza di aver fatto un contratto eccezionale, in tempo di crisi. Nemmeno nel 1997-1998 la categoria era riuscita a fare tanto. All’epoca erano stati ridotti gli scatti di anzianità da 12 a 8, erano stati introdotti orari di lavoro come il 6 per 6 o il 4 per 9 e si era rinunciato al recupero inflattivo di oltre 3 punti percentuali». Di quell’accordo si ricorda bene il segretario generale della Fiba Cisl, Giuseppe Gallo, al tavolo negoziale da inizio anni ’90: «Anche allora la categoria inizialmente si irrigidì, ma poi ha compreso il senso di alcuni nuovi istituti come il Fondo di solidarietà che ha consentito negli anni di accompagnare alla pensione 40mila lavoratori. I bancari hanno dimostrato maturità, intelligenza e solidarietà e proprio grazie a questo è stato possibile attraversare quella crisi in condizioni di equilibrio sociale, senza licenziamenti».
Questa intesa, peraltro, aggiunge Megale «ha introdotto delle sospensioni di alcuni elementi come gli scatti: nulla di strutturale, però. L’orario allungato, che in azienda dovrà essere concordato tra le parti, consentirà alle banche di riposizionarsi sul territorio e di far crescere produttitività e occupazione». Di fronte «all’allungamento dell’età pensionabile prevista dalla riforma e alla riduzione del bacino delle persone che potranno andare in pensione o in prepensionamento abbiamo trovato il modo per aumentare la produttività in una fase di crisi del settore», dice il segretario generale della Uilca, Massimo Masi. Con il Fondo di sostegno all’occupazione, poi, è stato anche trovato il modo «per creare nuova e buona occupazione per i giovani», osserva Megale. Per questo, conclude Masi «questo è un accordo che ha una portata sociale incredibile».