Andrea Curiat
Circa 320 posti in meno nel giro di tre anni, al netto del turnover. Con la chiusura di venti filiali bancarie tra Roma e le altre provincie. Potrebbe essere questo il primo impatto dei piani industriali e strategici di Unicredit e Bnl-Bnp sul Lazio, secondo le stime della Federazione autonoma bancari italiani (Fabi).
Per quanto riguarda Unicredit, dal piano strategico globale 2010-2015 deriva per l’Italia una riduzione complessiva degli organici per il quinquennio di 7.500 persone, che, tenuto conto delle 4.000 uscite già effettuate nell’ambito del progetto di riorganizzazione “One4C”, corrispondono ad ulteriori 3.500 eccedenze entro il 31 dicembre 2015. Le uscite verranno gestite attraverso il turnover e i prepensionamenti, privilegiando chi ha già maturato il diritto alla pensione. Il dialogo tra la banca e i sindacati è stato avviato il 23 novembre e, ad oggi, sembra prendere il via da posizioni distanti: sia la Fabi sia la Uilca si sono infatti opposte a prospettive di tagli dei costi che si fondino soltanto sulla riduzione del personale.
Il piano Bnl prevede invece 1.000 esuberi sul territorio nazionale entro i prossimi due anni: 400 dipendenti in età pensionabile e 600 da inserire nel fondo di accompagnamento. Ai tagli si accompagna una drastica riduzione nelle aperture di nuovi sportelli: il piano originale al 2013 ne prevedeva 50, saranno invece soltanto 10.
Lando Sileoni, segretario generale Fabi, stima che nel Lazio i tagli possano concretizzarsi in 300 tra pensionamenti e prepensionamenti per Unicredit e altri 100 per Bnl: «In genere, la percentuale di sostituzione con nuove assunzioni si attesta in media al 20% circa. Si può quindi pensare a una perdita netta di 320 posti di lavoro. Unicredit, inoltre, nei prossimi 5 anni chiuderà 150 sportelli in tutta Italia, una ventina dei quali nel Lazio».
La chiusura e l’accorpamento di sportelli potrebbe riguardare prevalentemente Roma, dove la rete è diffusa più capillarmente. Più in generale, secondo il segretario Fabi la strategia del gruppo consisterà nel «sostituire la figura del cassiere con degli sportelli automatizzati all’interno delle agenzie. Verrà così rimodulata l’attività degli sportelli mettendo al primo posto le funzioni di consulenza».
Nessun commento da Bnl-Bnp, mentre da Unicredit spiegano: «Per quanto riguarda le ipotesi numeriche sugli impatti del piano esuberi nei singoli territori, ogni dato territoriale è al momento del tutto prematuro e pertanto privo di fondamento. Attraverso il cambiamento del modello di rete secondo la logica del distretto, con la filiale e le agenzie, verranno ridistribuiti i carichi di lavoro tra i dipendenti in rete in modo più bilanciato. Si stanno anche semplificando le funzioni di supporto nelle direzioni centrali, la cui crescita negli ultimi anni si era resa necessaria per la gestione dei processi di integrazione, oltre a una razionalizzazione dell’occupazione degli spazi nelle stesse direzioni centrali».
Tuttavia, il dialogo tra banche e sindacati sarà necessariamente influenzato dalla riforma delle pensioni, così come la stessa sostanza dei piani industriali e strategici. Mentre sul rinnovo del contratto la Fabi si dice pronta allo scontro pur di garantire il pieno recupero dell’inflazione nei salari dei lavoratori.