MILANO, 15 novembre (Reuters) – L’intera riduzione dei costi prevista dal piano strategico, annunciato ieri dai vertici di Unicredit sarà scaricata sul personale. È questo il giudizio di Lando Maria Sileoni, Segretario generale della FABI, il maggiore sindacato del credito, al piano di Piazza Cordusio che prevede il ricorso a un aumento di capitale da 7,5 miliardi e a esuberi in Italia per 5.200 dipendenti.
“Premesso che al netto degli accordi sottoscritti, non ultimo quello del 2010, gli esuberi reali nel gruppo Unicredit alla scadenza del 31/12/2015 sono 3.500 e non 5.200 come erroneamente riportato da taluni organi di stampa, la FABI giudica negativamente il piano strategico 2011/15″, dice Sileoni. Dalla fusione con Capitalia, nel 2005, sono oltre 15mila i lavoratori fuoriusciti dal Gruppo Unicredit e dal 2010 al 2015 saranno 7.500 i lavoratori che, nelle intenzioni dell’azienda, dovrebbero lasciare il Gruppo”.
Secondo l’esponente sindacale, “nel piano strategico non c’è nessun accenno a una politica di riduzione delle consulenze e degli stipendi del top management. Inoltre il Gruppo prevede di esternalizzare altre attività in un momento in cui stiamo discutendo di rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Rimane sconcertante, poi, che gli esuberi vadano a toccare soltanto il perimetro italiano del gruppo e che non ci sia un minimo accenno nel piano strategico di nuove assunzioni di personale”.
Sileoni sottolinea, infine, che “ci siederemo al tavolo delle trattative con la ferma volontà di far rispettare le nostre posizioni”.
(Redazione Milano)