Dalla seconda metà degli anni ’90 le grandi fusioni bancarie hanno determinato una perdita nelle regioni del Sud di 35 mila posti di lavoro nel settore del credito. Lo ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, intervenendo a Palermo a un convegno, a Palazzo dei Normanni, per la presentazione dei risultati dell’indagine ”Alla conquista del Sud, il risiko bancario sulle spalle del Meridione”, a cura del Centro studi ”Pietro Desiderato” della Fabi (Federazione autonoma bancari italiani). Secondo l’indagine, da quando le banche meridionali sono finite nell’orbita dei grandi gruppi creditizi del Nord, al Sud c’è stata una forte contrazione nel credito verso la piccola e media impresa: fra le cause, un più alto costo del credito al Mezzogiorno dovuto soprattutto a un maggiore indice di rischio dei prestiti. Dalla ricerca emerge, fra l’altro, che dopo le fusioni il numero di banche con sede nelle regioni meridionali si è ridotto da 313 a 148. ”Per rilanciare il credito al Sud -ha detto Sileoni – è necessario intervenire su più fronti, ma c’è bisogno che anche la politica faccia la propria parte.Occorre riaprire, nelle forme possibili, l’azionariato delle banche a nuove realtà locali, favorendo forme privilegiate di investimento anche di tipo cooperativistico, ma in un quadro del tessuto economico del nostro Sud. Serve inoltre creare aree di fiscalità ridotta per incoraggiare investimenti produttivi”