Il Fatto: tra gli impegni comunicati la scorsa settimana dal Governo a Bruxelles, in una lunga lettera programmatica (da tradurre in norme di legge), è indicato che, entro maggio 2012, sarà approvata una “riforma” del mercato del lavoro che renderà più facili i licenziamenti per motivi economici.
Questo impegno fa fronte alla richiesta, espressa a luglio dal Consiglio Europeo, che “invitava” l’Italia a riformare la legislazione sui licenziamenti; richiesta a cui si sono associati anche la BCE, il Fondo Monetario e l’Ocse.
Di fronte a questo obiettivo le Organizzazioni Sindacali hanno, in diverso modo, levato la loro voce contraria.
La Fabi si oppone fermamente a questa ipotesi, inaccettabile sotto ogni punto di vista.
In primo luogo, è del tutto illogica ed iniqua l’idea di rendere più moderno il nostro sistema di Diritto del Lavoro riducendo o, addirittura, azzerando le tutele dei lavoratori, nello specifico di quei lavoratori che tentano di affacciarsi al mondo del lavoro.
Una cosa è cercare di incentivare le Aziende ad assumere, ben altra cosa è facilitare i licenziamenti (o la fuoriuscita dei lavoratori) rendendoli discrezionali o collegandoli a motivazioni arbitrarie: non può esservi alcun legame logico tra spinta all’assunzione da parte delle aziende e mancanza di freni al licenziamento.
L’unico vero risultato (in parte, purtroppo, già raggiunto) è che, con queste spinte negative, si rendono le persone più insicure e deboli e non si offre, in cambio, alcuna garanzia sulla possibilità di incrementare le opportunità di impiego.
Inoltre, un gesto del genere risulterebbe non soltanto ingiusto, ma anche socialmente pericoloso, in quanto in grado di scatenare fortissime tensioni sociali.
Riteniamo, allora, illusorio che qualcuno (con responsabilità imprenditoriali o di governo) pensi di poter associare il Sindacato all’obiettivo di “semplificare o facilitare” i licenziamenti, col pretesto di voler superare la divisione tra lavoratori protetti e non protetti.
In realtà, ogni progetto di riforma è destinato ad incontrare la nostra più convinta ostilità se non verrà rispettato un essenziale quadro di garanzie e di tutele di tipo normativo, assistenziale e previdenziale.
Licenziare per promuovere nuova occupazione è uno slogan a dir poco ipocrita.
Licenziare partendo, genericamente, da ragioni di carattere economico prefigura la possibilità di aprire la strada ad interventi unilaterali, manipolativi del diritto e della realtà effettuale.
Al contrario, la solidarietà che si instaura tra lavoratori deve offrire, nei punti di partenza, tutele che possano via via intensificarsi ma, certamente, salvaguardando anche coloro che – se privati del lavoro in fascia critica – non avrebbero la possibilità pratica di percorrere altre occasioni.
Non serve, quindi, una guerra fra generazioni, ma una nuova e responsabile solidarietà attorno a progetti di riforma veri, credibili e rispettosi delle conquiste sociali dei lavoratori.
1 commento
Caro Lando, sei l’ultimo baluardo rimasto a noi bancari e non solo per arginare l’ipocrisia che serpeggia tra la classe politica italiana di oggi. A loro ” I vitalizi e le agevolazioni ” a noi ” I licenziamenti facili. Come al solito sempre un futuro incerto per I giovani!!!!!!!