di FRANCESCO SPINI
Matteo Arpe, presidente Sator, incontra i dipendenti soci di Bpm «Io ci metto la faccia, in maniera rispettosa verso la banca: mi farebbe molto piacere essere parte di un progetto di rilancio della Bpm. Ci credo. Per farlo, però, non sono disposto a scendere a compromessi». Mentre Matteo Arpe, con queste parole, apre la campagna elettorale per la lista messa a punto da Fabi e Fiba, per gli Amici della Bipiemme – l‟associazione che riunisce i dipendenti soci anch‟essa impegnata con una propria lista – arriva una nuova tegola.
Dopo Banca d‟Italia, anche la Consob vuole vederci chiaro nello scandalo delle carriere pilotate dai sindacalisti interni e dai rappresentanti degli «Amici». In una lettera giunta ieri ai consiglieri e ai sindaci (e per conoscenza alla Banca d‟Italia) l‟authority guidata da Giuseppe Vegas dopo aver constatato «da notizie di stampa» lo slittamento al 18 del cda sul tema prima convocato per l‟11 ottobre formula tre richieste. Anzitutto «di trasmettere copia del documento concernente gli avanzamenti del personale». Quindi al cda e al collegio sindacale chiede «di formulare le proprie considerazioni al riguardo». Il tempo stringe perché «la copia del documento e le considerazioni richieste – è scritto nella missiva – dovranno essere inviate entro tre giorni lavorativi dal ricevimento della presente», che porta la data di ieri. Calendario alla mano, la scadenza è lunedì, un giorno prima del cda già in calendario sui risultati dell‟inchiesta disposta. Al proposito, scrive la divisione corporate governance della Commissione: «Si rimane infine in attesa di conoscere gli esiti delle verifiche interne relative agli avanzamenti di carriera degli ultimi cinque anni del personale di codesta società».
Mentre gli Amici sono sotto pressione, la lista Messori prova a sfilare voti tra i dipendenti, in vista dell‟assemblea fissata il 22, ma che potrebbe anche slittare.
Sul palco del centro congressi Bpm di via Bezzi, a Milano, oltre ad Arpe e Marcello Messori (il candidato presidente), parlano anche i due leader sindacali che hanno commissariato le loro rappresentanze in Bpm, Giuseppe Gallo, Fiba-Cisl, e Lando Sileoni, della Fabi, che auspica «la fine dell‟epoca delle lottizzazioni».
Arpe, che i sindacalisti designano consigliere delegato in caso di vittoria, sceglie toni soft, si guarda bene dall‟attaccare il management attuale di Bpm. Racconta la sua esperienza, da Mediobanca a Capitalia, di cui sogna di ripetere l‟esperienza, fino a Sator. «Non ho mai fatto programmi di esodi del personale – dice -, semmai preferisco assorbirne gli eccessi con l‟incremento degli sportelli».
Cerca il dialogo coi soci, «fatemi voi le domande, anche cattive», dice. C‟è il gestore che spera di «poter tornare a lavorare con serenità e non parlare coi clienti solo di gossip». Arpe vuole rassicurare. «Vedetela così: nonostante quanto successo i vostri clienti della banca sono sempre lì». Ed è già un successo. E c’è il pensionato che gli ricorda che Bpm «è come un tavolo a tre gambe: il cda, la direzione generale e l’associazione dei dipendenti soci. Se una vacilla il tavolo casca». Arpe se la cava con una battuta: «Non è che le tre gambe in fondo diventano una sola, e il tavolo non sta più in piedi?». “Il banchiere: ci metto la faccia, vorrei essere parte del rilancio di questo istituto”.