(da Il Sole 24 Ore, giovedì 14 luglio 2011)
All’avvio delle trattative per il rinnovo del contratto dei bancari, ieri pomeriggio, la delegazione di Abi, guidata da Francesco Micheli, si è presentata con il proposito di ricominciare dalle regole e passare dalle parole ai fatti. Ma al termine della presentazione della piattaforma da parte dei sindacati sono stati rispolverati alcuni degli attriti tra le parti, Abi e Fabi in particolare, che erano stati messi da parte nelle ultime settimane, quelle dello spirito concertativo della sigla della riforma del Fondo di solidarietà. In parte riconducibili alla dialettica sindacale, in parte, invece, al riconoscimento delle posizioni difese nella prima giornata dei negoziati, riaggiornati al 14 e 15 settembre.
Per il segretario generale della Fabi Lando Maria Sileoni è inaccettabile che «il capo della delegazione di Abi, Francesco Micheli, selezioni le risposte alle argomentazioni sulla base della congenialità degli argomenti e dia le pagelle sulla base del gradimento degli interventi dei segretari generali».
Sileoni aggiunge, inoltre, che la sua organizzazione «non può accettare che la trattativa sul contratto nazionale si svolga all’interno di 4 mura come dichiarato da Micheli. Ci sono argomentazioni che pesano come gli stipendi dei manager, le consulenze, i costi operativi. I sacrifici devono essere condivisi da tutti, banche comprese».
L’inizio delle trattative per il rinnovo del Ccnl è avvenuto nella stessa giornata dell’assemblea annuale dell’Abi. E sia il presidente Giuseppe Mussari, sia il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, non hanno mancato di rimarcare le difficoltà del contesto in cui i negoziati si svolgeranno. Nella sua relazione, Mussari, ricordando ed elogiando il ritrovato spirito concertativo – da aggiornare però rispetto alle contingenze del momento -, ha sottolineato che «situazione e prospettive dei conti economici delle banche consentono di collegare eventuali aumenti salariali solo e unicamente a reali miglioramenti della produttività, fermo restando che probabilmente tutta l’architettura del contratto richiede un grosso sforzo di innovazione e manutenzione normativa».
Positivo il commento dei sindacati, che, però unanimemente si irrigidiscono sulla produttività.
Sileoni dice che «sugli aumenti economici inflattivi legati alla produttività siamo distanti anni luce». Agostino Megale (Fisac) si sarebbe atteso che «si evitasse di riproporre come unico paradigma per fare il contratto quello della produttività. La concertazione, non è a tavoli alterni». Per Massimo Masi (Uilca) «l’approccio concertativo deve essere mantenuto anche dall’Abi, dimostrando di voler affrontare la trattativa senza preclusioni, riconoscendo il recupero dell’inflazione ai lavoratori e discutendo di costo del lavoro partendo in primo luogo dalle retribuzioni dei top manager».