Fatto l’accordo sulla riforma del fondo di solidarietà, potrebbero rapidamente arrivare a una conclusione i negoziati sugli esuberi previsti dai piani industriali di alcuni grandi gruppi bancari, tra cui Intesa Sanpaolo, Ubi e Banco popolare: nei prossimi mesi potrebbero così finire sul fondo tra i 5mila e i 7mila bancari. Questi piani sono infatti interessati dalla riforma dell’ammortizzatore del credito che è uno dei settori “sguarniti” dei tradizionali ammortizzatori dell’industria. Anche per questo quando iniziò la profonda trasformazione di quella che Giuliano Amato a fine anni ’80 aveva definito la “foresta pietrificata”, con l’individuazione di numerose eccedenze, venne creato il fondo, istituito dal Dm 158 del 2000 e finanziato in parte dagli istituti di credito e in parte dai lavoratori.
Composto di due parti, una ordinaria, finalizzata a interventi di formazione e riqualificazione dei lavoratori e una straordinaria, finalizzata a interventi per la gestione delle eccedenze, il fondo è stato l’ammortizzatore che ha evitato traumi al settore nel corso di questi dieci anni.
Il segretario generale della Fabi, Lando Sileoni, ricorda che questo ammortizzatore ha permesso «dal 2000 al 2010 il prepensionamento o pensionamento volontario di quasi 40mila lavoratori bancari italiani».
Già a metà della prossima settimana, il 14 luglio, potrebbe esservi un incontro tra i sindacati e Intesa Sanpaolo dove «la procedura contrattuale, salvo proroghe concordate dalle parti, scadrà il 20 luglio. La discussione riguarda il piano industriale che prevede 3mila esuberi e 5mila persone da riqualificare». Da un punto di vista numerico l’altro importante piano da discutere sarà quello del Banco popolare dove sono stati annunciati 1.120 esuberi.
«Un numero importante se rapportato a un bacino occupazionale che oscilla tra i 19 e i 20mila dipendenti – continua Sileoni –. E che per effetto del mancato turn over, da aggiungere alla razionalizzazione, potrebbe ridursi di circa 2mila unità». Infine Ubi dove «gli esuberi sono circa un migliaio», dice Sileoni. Ma l’adozione di una politica di gestione morbida delle eccedenze che «preveda gli incentivi adeguati per le persone che accederanno al pensionamento – conclude Sileoni – faciliterà senz’altro la discussione dei piani».
C.Cas