di Bernardo Soave
Anche i sindacati del credito scendono in campo per contrastare alcuni aspetti della manovra finanziaria. Ieri Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, ha attaccato l’aumento dell’Irap a carico delle banche. «Il pareggio del bilancio pubblico è un obiettivo ineludibile, ma quello che non si può apprezzare è l’aumento dell’Irap a carico delle banche, che passa al 4,65% con un incremento dello 0,75%», spiega Sileoni. L’aumento dell’Irap «si configura come un’imposizione gravosa e particolarmente ingiusta per un comparto, quello bancario, che già soffre della tassazione più alta in Europa. Siamo particolarmente preoccupati di una scelta di tal genere che avviene alle soglie del rinnovo del contratto di lavoro e che rischia, unitamente al contesto generale, di acuire il confronto tra le parti. Chiediamo pertanto al governo che, fermo restando l’obiettivo del pareggio di bilancio, il settore bancario non venga ulteriormente gravato da una tassa che rappresenta una vera e propria imposizione sul costo del lavoro», conclude Sileoni. Per adesso la Fabi si sta muovendo da sola. È probabile però che il maggiore sindacato italiano del credito trascinerà con sé le altre principali sigle.