Home Rassegna Stampa Nella giungla delle poltrone – Sileoni (Fabi): "Nei cinque gruppi maggiori siedono oltre 1.500 sindaci e consiglieri" (PLUS, sabato 2 aprile 2011)

Nella giungla delle poltrone – Sileoni (Fabi): "Nei cinque gruppi maggiori siedono oltre 1.500 sindaci e consiglieri" (PLUS, sabato 2 aprile 2011)

di Redazione

La mappa delle poltrone relative alla governance delle capogruppo e delle controllate dei primi cinque gruppi bancari nazionali è degna del catalogo di Leporello. Si tratta di una vera e propria oltre mille e 500 tra consiglieri di amministrazione e di gestione, sindaci e consiglieri di sorveglianza. Li ha censiti il maggior sindacato nazionale del credito, la Fabi, che li ha enumerati nel corso della tre giorni romana per il proprio 117° Consiglio nazionale tra il 29 e il 31 marzo. Poco meno della metà del campione fa capo a Intesa Sanpaolo. D’altronde il principale gruppo nazionale è anche quello che controlla il maggior numero di istituti sul territorio e di società di servizi e di prodotto. In tempi nei quali tra le banche e i sindacati dei 340mila lavoratori del credito ci si accapiglia sui costi del rinnovo contrattuale, il dato non è ininfluente, perché scatena polemiche che rimbalzano dalle aziende ai gruppi e da questi sin nelle ovattate stanze dell’Associazione bancaria italiana, della Banca d’Italia e della Consob.

«Prima di parlare di costo del lavoro più alto d’Europa nelle banche italiane, bisogna riflettere sui costi delle governance bancarie», ha detto Lando Sileoni, segretario nazionale della della Federazione Autonoma Bancari Italiani. Secondo il numero uno della Fabi «nel gruppo Intesa Sanpaolo ci sono in tutto 472 consiglieri d’amministrazione e 258 componenti di organismi di sorveglianza, tra consiglieri e sindaci, in quelle del Banco Popolare 159 consiglieri e 74 sindaci, in Ubi 122 consiglieri e 47 sindaci, in Mps 92 consiglieri e 43 sindaci, in UniCredit 165 consiglieri e 85 sindaci. Numeri che impattano sui bilanci delle banche ma di cui stranamente nessun banchiere parla».

I dati sono stati estrapolati dall’Ufficio studi del sindacato dai bilanci del 2009 e dall’annuario 2009 dell’Associazione bancaria italiana. Per UniCredit e Mps, ovviamente, non sono stati considerati i consigli di amministrazione e i collegi sindacali delle società che sono state soppresse tra il 2010 e l’inizio 2011 per effetto delle ristrutturazioni e delle riorganizzazioni. Il calcolo, tuttavia, è approssimato per difetto perché non considera le controllate e le partecipate estere. Che specialmente in grandi realtà come Intesa Sanpaolo e UniCredit, ampiamente internazionalizzate, hanno grande rilevanza.

Sulla questione si innesta e si interserca poi il dibattito sulle maxiremunerazioni del top management bancario, riemerso durante i lavori romani della Fabi. Argomento sul quale è intervenuta Banca d’Italia che in settimana ha dettato le nuove regole per le remunerazioni e gli incentivi delle banche che riguardano soprattutto il top management degli 11 maggiori gruppi creditizi nazionali, quelli con almeno 40 miliardi di attivo. I punti rilevanti riguardano la suddivisione tra la componente fissa e quella variabile, che dovrà essere collegata anche alla qualità del credito erogato. Le nuove disposizioni recepiscono una direttiva comunitaria (Crd 3) e sostituiscono quelle del 2008, collegando le politiche di remunerazione agli obiettivi di lungo periodo delle aziende di credito. I risultati aziendali individuati come parametri dovranno essere corretti sulla base dei rischi complessivi. La norma é retroattiva da inizio anno, sicché impatterà sulle norme di trasparenza delle prossima stagione assembleare. Secondo Agostino Megale, segretario generale della Fisac/Cgil, «bisogna mettere un tetto ai maxi stipendi di banchieri e top manager e ridurre la forbice con i salari dei lavoratori dipendenti cresciuta sino a 90-100 volte. Vanno dunque applicati i criteri indicati da Banca d’Italia. Per questo va posto sotto controllo la parte di salario incentivato e unilaterale, riconducendo tutto alla contrattazione».

(PLUS, sabato 2 aprile 2011)

 

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