«Nell’impossibilità di arrivare a un’intesa e in presenza di un orientamento favorevole all’accordo, di almeno il 60%, si procederà alla consultazione certificata di lavoratrici e lavoratori». La prima regola del periodo che precede l’inizio dei negoziati per il rinnovo del contratto collettivo dei bancari è stata siglata ieri dai segretari generali di Fabi, Fiba, Fisac, Uilca, Dircredito, Sinfub e Ugl Credito. In caso di rotture del fronte sindacale, i rappresentanti dei lavoratori hanno previsto una sospensiva di 15 giorni per tentare una ricomposizione unitaria, ma se non dovesse essere raggiunto lo scopo allora si andrà dritti dai lavoratori. E si eviteranno situazioni come quelle del contratto separato del commercio in cui il segretario generale della Filcams Cgil, Franco Martini, ha scritto ai segretari generali di Uiltucs e Fisascat chiedendo di fare un referendum certificato tra i lavoratori dell’intesa sottoscritta. E non ha ottenuto risposta.
Tra i bancari c’è una regola che previene e per Lando Sileoni, segretario generale della Fabi, «genera uno spostamento importante: abbiamo rafforzato il criterio della rappresentanza sindacale ma vincolandolo al consenso dei lavoratori». È un passo avanti della categoria che arriva proprio «in vista del rinnovo del contratto ed è un segnale anche alla controparte. Il segnale che le organizzazioni sindacali fanno sul serio e questo lo si evincerà ancora meglio il 7 aprile quando sarà presentata la piattaforma unitaria. Nella prefazione – spiega Sileoni – ci sono i cardini della nostra rivendicazione che premessa la parte economica e l’occupazione giovanile, chiede una lente di ingrandimento sui costi di gestione delle banche, sugli stipendi dei manager, sui sistemi incentivanti e sulle pressioni commerciali».
L’energico sostenitore della consultazione certificata nelle banche, il segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale spiega che «si è lavorato alla ricerca di una modalità con la quale, pur a fronte di eventuali divergenze contrattuali di merito, fermi restando i principi statutari, dapprima si conviene una sospensione di 15 giorni e poi se la ricomposizione delle parti non arriva, arriva la consultazione certificata. In uno scenario generale di divisioni sindacali le sigle di questo settore si sono attrezzate per affrontare il bel tempo e il brutto tempo».
Rispetto al passato cosa cambia? Cisl e Uil considerano la dichiarazione come il tassello di una continuità nelle prassi del settore. Massimo Masi segretario generale della Uilca dice di «avere gli archivi pieni di assemblee dei lavoratori certificate» e «di aver sostenuto il percorso che ha portato verso questa dichiarazione congiunta». Giuseppe Gallo segretario generale della Fiba osserva che «la consultazione certificata è la nostra prassi tradizionale. Se in fase negoziale intervengono dissensi tra le diverse organizzazioni il nostro regolamento prevedeva una moratoria di 15 giorni. E abbiamo sempre trovato delle formule per risolvere il dissenso». Se in passato nel caso in cui non fosse stata trovata una soluzione «ogni organizzazione sarebbe stata libera di fare le sue scelte, adesso serve un orientamento favorevole all’accordo di almeno il 60%».
Megale sostiene che «la differenza rispetto al passato è che fin qui in tutte le vicende sindacali di fronte ad accordi separati non si è mai riusciti a fare votare i lavoratori. Il contratto separato dei meccanici o quello del commercio non sono stati votati». Si è votato a Pomigliano o a Mirafiori. «Certo ma perché era la Fiat a volerlo. Adesso sono i sindacati che scelgono di darsi una regola».
(IL SOLE 24 ORE, giovedì 24 marzo 2011)