Agli On. Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi On. Ministro dell’Economia Giulio Tremonti
Sig. Ministro, Il Settore del Credito italiano, seppur mantenendo una solidità di base superiore a quella di analoghi settori in altri paesi, è anch’esso invischiato nella crisi economica che stenta a trovare una via d’uscita.
Lei ha ragione quando sostiene che l’effetto moltiplicatore creato dall’economia finanziaria sull’economia reale ha prodotto, dopo illusioni generali, iniquità sociali, precarizzazione del lavoro, impoverimento generale. Tutto questo perché il sistema ha perseguito l’arricchimento di pochi nel breve attualizzando i profitti dei prossimi decenni.
Ovviamente la magia non poteva durare a lungo e una volta scomparsa l’ “illusione” del “tutti ricchi” e’ rimasta la cruda realtà di un arretramento del benessere sociale.
In questo scenario i Banchieri cominciano ad esternare incredibili analisi e a proporre rimedi peggiori della malattia.
Non ultime, in questo senso, le dichiarazioni rilasciate oggi al Corriere della Sera dall’ Abi, Associazione bancaria italiana, che parla di utilizzare nel Credito l'”indennità di disoccupazione”.
Noi non siamo d’accordo!
Non lo siamo per un semplice motivo. L’indennità di disoccupazione, che ovviamente prevede un licenziamento, è un ammortizzatore sociale con il quale la collettività si fa carico di un problema del ” singolo ” rimasto senza lavoro. Non si può pensare di applicare licenziamenti nel settore che vedano coinvolto il personale rientrante in una fascia di età avanzata (55 anni) in prossimità della pensione.
A tal proposito,i lavoratori bancari che hanno oggi circa 55 anni di età anagrafica rappresentano il 18% dell’intera categoria, pari a 340mila unità lavorative.
Se a livello di sistema dovessimo accettare le richieste di Abi, introducendo l’indennità di disoccupazione per alleggerire i costi che le banche sostengono per il nostro ammortizzatore sociale, il fondo esuberi, circa trentamila lavoratori bancari sarebbero costretti a lasciare il proprio posto di lavoro percependo un assegno mensile notevolmente inferiore rispetto al loro ultimo stipendio.
Sarebbe la distruzione di un’intera categoria guidata oggi da Banchieri che sanno solo raggiungere un utile di esercizio tagliando i costi del personale in maniera repentina e talvolta grottesca. E tutto questo avviene alla vigilia del rinnovo di un contratto nazionale che, considerando le intenzioni dei Banchieri, produrrà inevitabilmente un conflitto difficilmente gestibile e insanabile.
Non, quindi, come demagogicamente sostiene l’Abi, un aiuto ai giovani estromessi dal circuito del lavoro in attesa di rientrare, ma solo un risparmio di costi da scaricare sulla collettività.
Verrebbe così meno quella ” funzione sociale” di cui parlavo prima, in un settore che si e’ già dotato di un ammortizzatore sociale autofinanziato che nell’ ultimo decennio ha gestito la fuoriuscita di oltre trentamila lavoratori bancari, con un turn-over che ha mantenuto pressoché invariati i saldi occupazionali permettendo, così, un riposizionamento politico-economico delle banche italiane rispetto a quelle europee.
Auspico quindi un suo autorevole intervento per riportare equità e giustizia sociale tra i lavoratori bancari.
Il Segretario Generale FABI Lando Maria Sileoni
Roma 15/3/11