(ASCA) – Roma, 15 mar – Il Segretario nazionale della Fabi, Lando Sileoni, scrive al Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti e al Ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ribadendo la contrarieta’ del maggiore sindacato dei bancari all’indennita’ di disoccupazione e al pensionamento obbligatorio di 30 mila dipendenti, nei fatti la Fabi si schiera contro l’inizio della stagione dei licenziamenti.
”Sig. Ministro, Il Settore del Credito italiano, seppur mantenendo una solidita’ di base superiore a quella di analoghi settori in altri paesi, e’ anch’esso invischiato nella crisi economica che stenta a trovare una via d’uscita.
Lei ha ragione quando sostiene che l’effetto moltiplicatore creato dall’economia finanziaria sull’economia reale ha prodotto, dopo illusioni generali, iniquita’ sociali, precarizzazione del lavoro, impoverimento generale.
Tutto questo perche’ il sistema ha perseguito l’arricchimento di pochi nel breve attualizzando i profitti dei prossimi decenni. Ovviamente la magia non poteva durare a lungo.
In questo scenario i Banchieri cominciano ad esternare incredibili analisi e a proporre rimedi peggiori della malattia. Non ultime, in questo senso, le dichiarazioni rilasciate oggi al Corriere della Sera dall’ Abi, Associazione bancaria italiana, che parla di utilizzare nel Credito l’indennita’ di disoccupazione.
Noi non siamo d’accordo! Non lo siamo per un semplice motivo. L’indennita’ di disoccupazione, che ovviamente prevede un licenziamento, e’ un ammortizzatore sociale con il quale la collettivita’ si fa carico di un problema del singolo rimasto senza lavoro.Non si puo’ pensare di applicare licenziamenti nel settore che vedano coinvolto il personale rientrante in una fascia di eta’ avanzata (55 anni) in prossimita’ della pensione.
A tal proposito,i lavoratori bancari che hanno oggi circa 55 anni di eta’ anagrafica rappresentano il 18% dell’intera categoria, pari a 340mila unita’ lavorative.
Se a livello di sistema dovessimo accettare le richieste di Abi, introducendo l’indennita’ di disoccupazione per alleggerire i costi che le banche sostengono per il nostro ammortizzatore sociale, il fondo esuberi, circa trentamila lavoratori bancari sarebbero costretti a lasciare il proprio posto di lavoro percependo un assegno mensile notevolmente inferiore rispetto al loro ultimo stipendio.
Sarebbe la distruzione di un’intera categoria guidata oggi da Banchieri che sanno solo raggiungere un utile di esercizio tagliando i costi del personale in maniera repentina e talvolta grottesca.
E tutto questo avviene alla vigilia del rinnovo di un contratto nazionale che, considerando le intenzioni dei Banchieri, produrra’ inevitabilmente un conflitto difficilmente gestibile e insanabile.
Non, quindi, come demagogicamente sostiene l’Abi, un aiuto ai giovani estromessi dal circuito del lavoro in attesa di rientrare, ma solo un risparmio di costi da scaricare sulla collettivita’.
Verrebbe cosi’ meno quella funzione sociale di cui parlavo prima, in un settore che si e’ gia’ dotato di un ammortizzatore sociale auto-finanziato che nell’ ultimo decennio ha gestito la fuoriuscita di oltre trentamila lavoratori bancari, con un turn-over che ha mantenuto pressoche’ invariati i saldi occupazionali permettendo, cosi’, un ri-posizionamento politico-economico delle banche italiane rispetto a quelle europee.
Auspico quindi un suo autorevole intervento per riportare equita’ e giustizia sociale tra i lavoratori bancari”.
(ASCA, martedì 15 marzo 2011)