Roma, 15 mar. (TMNews) – No all’indennità di disoccupazione nel settore bancario. Lo afferma la Fabi in una lettera inviata ai ministri Giulio Tremonti (Economia) e Maurizio Sacconi (Welfare), sostenendo che con una misura del genere per 30mila lavoratori ci sarebbe il rischio di un “pensionamento obbligatorio”.
“Il settore del credito – scrive il segretario generale Lando Maria Sileoni – è invischiato nella crisi economica che stenta a trovare una via d’uscita. In questo scenario i banchieri cominciano a esternare incredibili analisi e a proporre rimedi peggiori della malattia. Non ultime le dichiarazioni dell’Abi, che parla di usare nel credito l’indennità di disoccupazione”.
“Noi non siamo d’accordo – sottolinea Sileoni – per un semplice motivo: l’indennità di disoccupazione, che ovviamente prevede un licenziamento, è un ammortizzatore sociale con il quale la collettività si fa carico di un problema del singolo rimasto senza lavoro. Non si può pensare di applicare licenziamenti nel settore che vedano coinvolto il personale rientrante in una fascia di età avanzata (55 anni) in prossimità della pensione”. E i bancari che hanno circa 55 anni di età “rappresentano il 18% dell’intera categoria, pari a 340mila unità lavorative”.
“Se a livello di sistema – attacca la Fabi – dovessimo accettare le richieste di Abi, introducendo l’indennità di disoccupazione per alleggerire i costi che le banche sostengono per il nostro ammortizzatore sociale (il fondo esuberi), circa 30mila bancari sarebbero costretti a lasciare il posto di lavoro percependo un assegno mensile notevolmente inferiore rispetto all’ultimo stipendio. Sarebbe la distruzione di un’intera categoria – conclude il sindacato – guidata da banchieri che sanno solo raggiungere un utile di esercizio tagliando i costi del personale in maniera repentina e talvolta grottesca”.
(TMNews, martedì 15 marzo 2011)