MILANO (MF-DJ)–“Siamo contrari all’introduzione nel settore dell’indennita’ di disoccupazione. Non l’abbiamo mai chiesta ne’ la vogliamo in quanto introdurrebbe, a livello di sistema, dei licenziamenti mascherati obbligando i lavoratori cinquantenni, in casi di crisi aziendali, al pensionamento anticipato.
Lo ha affermato il segretario generale della Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani), Lando Sileoni, in una intervista rilasciata a MF, sulla trattativa che riprendera’ lunedi’ prossimo tra Abi e parti sociali sulla ristrutturazione del Fondi di solidarieta’, aggiungendo che “cosi’ si un paradosso tutto italiano: i bancari cinquantenni con almeno 30 anni di contribuzione sarebbero costretti a lasciare il loro posto di lavoro percependo un assegno ben al di sotto del loro ultimo stipendio, mentre l’attuale legge prevede che occorrono 65 anni di eta’ o 40 anni di contribuzione per essere collocati in pensione”.
Per quanto riguarda l’inizio della trattativa sul contratto nazionale di lavoro, che iniziera’ a maggio, il segretario afferma che “il rinnovo si preannuncia difficile in quanto le banche lamentano una crisi economica senza precedenti, dimenticando pero’ che ai tempi dell’eta’ dell’oro, quindi fino al 2007, la ricchezza, proveniente dalla produttivita’, non e’ stata mai equamente distribuita tra i lavoratori del credito e gli azionisti. In ogni caso, i punti determinanti per la nostra organizzazione sono l’ingresso al lavoro dei giovani, un recupero retributivo secondo equita’ incidendo sulle rendite dei vertici, una formazione per preservare l’impiegabilita’ delle risorse umane e dei sistemi incentivanti orientati a premiare la qualita’ del lavoro. Ô paradossale che quei dirigenti che lamentano una forte crisi economica delle loro aziende sono gli stessi che le hanno gestite in questi ultimi 12 anni. Se gestire una banca vuol dire “che se l’economia va bene si fanno gli utili, se va male si generano perdite” allora siamo capaci tutti. Noi vogliamo confrontarci anche sul costo dei cda, dei comitati di gestione e di sorveglianza, sull’esercito dei consulenti esterni e sulle stock option ai vertici”.
E sulle concessioni che Fabi e’ disposta a fare Sileoni afferma che “nella piattaforma unitaria che presenteremo a breve e’ previsto anche un ulteriore aumento per una quota di produttivita’ di sistema. La vera scommessa delle banche e’ il recupero del rapporto con il territorio attraverso una vera consulenza. Insomma, un ritorno al modello tradizionale di fare banca”.
Sulla vertenza degli esuberi in Abi, il segretario sostiene che “l’accordo in Abi non puo’ essere preso a modello, come ha dichiarato Micheli, in quanto si tratta di un'”associazione di tendenza” che persegue finalita’ di carattere sindacale per conto delle banche associate. Sia chiaro: i dipendenti dell’Abi hanno ragione da vendere, ma non lavorano per un’azienda di credito. Piuttosto vorrei sapere quali sono i motivi che hanno causato i cinque anni di perdite che denuncia l’associazione”.
Infine sullo spirito con cui Fabi siedera’ al tavolo della trattative inerente il nuovo piano industriale di Intesa Sanpaolo, Sileoni risponde “con il solito spirito costruttivo. In Intesa abbiamo tra i migliori dirigenti sindacali della nostra organizzazione e abbiamo anche la consapevolezza che il gruppo in questi ultimi tempi si e’ fatto carico di piccole banche e aziende in crisi garantendo un’immediata occupazione ai lavoratori di quelle aziende, che altrimenti sarebbero rimasti senza lavoro. L’amministratore delegato Corrado Passera sa bene, pero’, che sul suo piano industriale saranno puntati gli occhi di molti osservatori. Come gia’ accaduto per il piano Unicredit, non faremo sconti ma saremo attenti e vigili. L’ideale sarebbe un piano industriale senza esuberi come imporrebbe il ruolo di “banca di riferimento sociale del Paese”, ruolo che il gruppo Intesa ha giustamente meritato fino a oggi”.
(MF/Dow Jones, 25 febbraio 2011)