Una somma, a livello di sistema, vicina a 350 milioni. Tutta da spesare, in base ai principi contabili Ias, nel secondo semestre 2010. È il maelström che sta per inghiottire parte dei margini delle banche italiane con lo slittamento di un anno dei tempi di pensionamento previsto dal decreto legge 78 del 31 maggio sulla manovra economica, approvato giovedì dal Senato con la fiducia.
Nella stesura attuale, stima un top manager di una primaria banca nazionale che chiede di restare anonimo, il Dl presenterebbe il conto più pesante a UniCredit (130 milioni), seguita da Intesa Sanpaolo (120 milioni) e dagli altri gruppi, Ubi in primis.
Ne ha parlato giovedì, nel suo discorso di insediamento all’assemblea dell’Associazione bancaria, il neopresidente Giuseppe Mussari: l’ Abi valuta «con preoccupazione gli effetti della recente manovra finanziaria, nel cui ambito è stata modificata in modo significativo la disciplina per l’accesso alle
pensioni di anzianità e vecchiaia. La misura adottata lascia senza protezione molti lavoratori destinatari delle prestazioni del Fondo di solidarietà del credito e aumenta gli oneri a carico delle imprese. Si incide così sul principio della certezza delle regole in base alle quali imprese e sindacati hanno legittimamente operato, regolando gli esodi del personale senza alcun costo per il bilancio dello stato», ha sottolineato Mussari.
La manovra fa slittare di un anno il pensionamento dei bancari titolari di prestazioni straordinarie a carico del Fondo di solidarietà di settore alla data di entrata in vigore del decreto 78, cioè al 31 maggio. Fondo alimentato dagli esuberi delle banche che hanno già maturato alcuni requisiti e che le banche finanziano interamente (insieme ai dipendenti) per contribuire al
prepensionamento con uno scivolo che può durare sino a cinque anni. Se n’è discusso anche in un convegno Abi del 23 giugno tenuto a Roma. Secondo Ruggero Golino, direttore centrale Inps , al 31 maggio erano poco più di 15mila gli assegni straordinari erogati dal Fondo, il 60% dei quali per durate inferiori a 60 mesi e il resto per l’intero periodo di cinque anni. Proprio questi sarebbero a rischio di prolungamento per un altro anno se il Dl non sarà emendato o se non scatterà la clausola di salvaguardia, prevista però per appena 10mila lavoratori di tutti i settori. Intanto l’accesso al fondo continua a crescere. Cristiana Minguzzi, responsabile Dinamiche salariali dell’Abi, ha calcolato che a fine 2008 erano 10mila gli assegni straordinari erogati, saliti a
13.500 a 31 dicembre scorso e a 15.745 ai primi di giugno. Una massa di erogazioni corrisposte per i dipendenti di 123 aziende di credito che che hanno fatto ricorso al Fondo. L’Abi ha attivato un database purtroppo ancora incompleto (censisce ancora solo circa 5.500 posizioni). Dal 31 luglio sarà attiva la sezione emergenziale del fondo che erogherà gli assegni ai dipendenti in esubero del Gruppo Delta .
L’Abi l’aveva già spiegato alla commissione Bilancio del Senato il 10 giugno, per bocca dell’allora presidente Corrado Faissola. Secondo Faissola «il Fondo esuberi, come gli altri ammortizzatori privati, non può farsi carico di tale situazione, accollandosi i relativi maggiori oneri. L’eventuale utilizzo da parte delle Banche di soluzioni alternative “non sperimentate” può determinare
conseguenze di grave impatto sociale». Due incontri sono già stati tenuti in UniCredit tra azienda e sindacati, dove sono 1.069 i bancari interessati all’esodo del primo luglio e prorogati al primo agosto (ma con la rinuncia a parte del premio Vap 2010, che sarà pagato nel 2011). I sindacati temono che i dipendenti in scivolo restino senza reddito, oppure che la quota di contribuzione al Fondo pagata dai dipendenti aumenti in modo considerevole.
«Condividiamo pienamente le preoccupazioni espresse dall’Abi », spiega Lando Sileoni, segretario generale della Fabi , il sindacato bancario più rappresentativo con oltre 100mila iscritti. «Chiediamo pertanto un immediato ripensamento del governo e l’apertura di un tavolo sindacale di confronto in Abi». Basterà?