Il 15 luglio Giuseppe Mussari viene eletto ufficialmente presidente dell’Abi.
Ormai i giochi sono fatti: il comitato esecutivo ha già trovato la quadra sul suo nome e ha scelto, così, all’unanimità di affidare la guida dell’Associazione bancaria italiana al “giovane” quarantottenne numero uno del Gruppo Montepaschi.
Dopo il ritiro dell’attuale presidente uscente, Corrado Faissola, dalla corsa alla poltrona più alta di piazza del Gesù, si presenta, infatti, come candidato unico. Uomo schivo e riservato, Mussari, calabrese di nascita ma senese d’adozione, ha percorso per intero la sua crescita professionale all’interno del Monte Paschi di Siena, dov’è arrivato a ricoprire la carica di presidente, dopo aver guidato la Fondazione.
La FABI e le altre organizzazioni sindacali del settore hanno espresso, da tempo, il proprio giudizio positivo per questa candidatura, che rappresenta un segnale di novità all’interno della “foresta pietrificata” dell’Abi. Mussari presidente inaugura, a nostro giudizio, un nuovo corso dell’Associazione datoriale, che è chiamata a recuperare una condizione d’isolamento e un deficit di credibilità, consolidatisi in Italia nei confronti del sistema bancario: troppi gli scandali finanziari; poca l’attenzione ai risparmiatori, alle aziende e al territorio; vecchio l’approccio alle relazioni industriali.
Insomma, una realtà conservatrice e anarchica che, così come Tom Cruise nel celebre film di Oliver Stone, “Nato il 4 luglio”, l’avvocato Mussari è chiamato ad affrontare. È necessario ed indispensabile un cambiamento di rotta; una volontà manifesta di abbandonare le vecchie logiche del passato per dare un futuro al “sistema” e ai lavoratori che da esso dipendono.
Da parte nostra siamo pronti ad affrontare la sfida e a sostenere una vera volontà riformatrice. Il banco di prova è immediato. Il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro è alle porte e sarà la cartina di tornasole del cambio d’impostazione auspicato.
La storia dell’avvocato Mussari, la cultura di provenienza, la forte rappresentanza assegnatagli, sono segnali positivi e incoraggianti, che fanno ben sperare. Ma, come sempre, sarà la verifica sul campo a dare certezze.
Nel frattempo auguriamo buon lavoro al nuovo presidente.