L’aggiornamento dei piani industriali dei principali gruppi, l’accordo sulle libertà sindacali e il rinnovo del contratto nazionale di categoria che scade a dicembre. Nel 2010 saranno queste i nodi più importanti per il mondo bancario italiano. La Fabi, il principale sindacato del settore, è pronta ad affrontarli, ma per farlo cerca la preziosa collaborazione dell’Abi. Il rinnovo
della presidenza dell’associazione sarà quindi un segnale importante. Lo spiega a MF-Milano Finanza Lando Sileoni, nuovo segretario generale della Fabi.
Domanda. Sileoni, qual è la situazione attuale del sistema bancario italiano?
Risposta. La crisi mondiale ci ha insegnato che un sistema bancario basato prevalentemente sulla finanza non funziona. Non solo. La politica ha preso atto che è necessario riappropriarsi della funzione sociale del sistema creditizio. Non si spiegherebbe altrimenti il progetto di un’alleanza tra le fondazioni bancarie e autorevoli rappresentanti politici, per il governo del sistema. Insomma l’era dei manager mondiali sembra ormai al tramonto.
D. A luglio ci sarà il rinnovo della presidenza Abi. Che cosa ne pensa la Fabi?
R. Abbiamo di fronte tre importanti appuntamenti: gli aggiornamenti dei piani industriali dei principali gruppi bancari, il rinnovo dell’accordo sulle libertà sindacali e il rinnovo del contratto nazionale di categoria. Ci auguriamo pertanto che la nuova presidenza Abi risponda a questi quesiti. Un esecutivo
poco rappresentativo denuncerebbe la volontà di radicalizzare il confronto cercando lo scontro con i sindacati e i lavoratori. Deve essere chiaro che un’eventuale interruzione del rinnovo del contratto o delle libertà sindacali produrrà una serie di conflitti anche nei gruppi bancari.
D. Lavoro e famiglia sono al centro dell’ attenzione. Che cosa vuole dire per la Fabi?
R. Vogliamo la conferma dei contratti a tempo determinato anche diluita nel tempo, la creazione di nuova occupazione e il miglioramento della qualità della vita dei lavoratori. Vogliamo insomma dare un futuro alle nuove generazioni.
D. Carmine Lamanda, capo delegazione sindacale in Abi, al vostro recente congresso nazionale ha parlato di tempi difficili per la categoria. Che cosa rispondete?
R. E’ necessario che si apra la stagione del confronto con il rispetto reciproco. L’alternativa è una fase conflittuale per la quale siamo comunque pronti. Per esempio il recente accordo occupazionale in Intesa Sanpaolo è stato utilizzato strumentalmente all’interno dell’Abi per le solite guerre sotterranee fra gruppi bancari divisi da interassi corporativi.
D. In Abi sono state prese decisioni su come gestire i prossimi appuntamenti?
R. Sappiamo che stanno predisponendo un documento che dovrebbe rappresentare la loro strategia per i prossimi mesi. Abbiamo l’impressione che si stia iniziando con il piede sbagliato. Non accetteremo mai un confronto basato esclusivamente sulla riduzione dei costi a favore degli istituti di credito.
D. La vostra è un’offerta di dialogo o una dichiarazione di guerra?
R. Noi vogliamo affrontare i problemi e trovare le soluzioni. Non siamo certi che attualmente in Abi abbiano le stesse intenzioni. La politica del dialogo di questi ultimi anni ha consentito il risanamento del sistema bancario italiano. Se però l’Abi vuole lo scontro, non siamo disponibili a un armistizio al ribasso.
(Milano Finanza, 11 marzo 2010 – Luca Gualtieri)