PERUGIA – Stare al passo con i tempi della crisi, con i passaggi fondamentali che l’hanno caratterizzata e le conseguenze che ha provocato. La Fabi c’è. C’è come primo sindacato italiano dei bancari che, intende seguire la situazione attuale anche attraverso il rinnovo generazionale dei suoi vertici.
Punta molto sull’aspetto delle nuove leve, di un direttivo e di una leadership giovane il segretario nazionale Lando Sileoni che ieri ha preso parte al congresso regionale della Federazione. Un congresso che è stata l’occasione per snocciolare alcuni dati sulla situazione del credito in Umbria, sul costo del lavoro, reduce da pesanti tagli tra il 2008 e il 2009 e soprattutto sulla presenza e l’apertura di nuovi sportelli. “Quando si parla di crisi – ha spiegato Sileoni bisogno partire da un dato e cioè la diminuzione unilaterale operata dalle banche sul costo del lavoro che ha avuto un calo complessivo, secondo i dati da noi raccolti, del 7,7 per cento. Nello stesso periodo di riferimento (1° semestre 2008 – 1° semestre 2009 ndr) – ha continuato Sileoni – abbiamo avuto anche una diminuzione degli utili pari al 45,5 per cento
che ha comportato una diversa gestione dei servizi e delle finalità degli istituti di credito”.
Tutto ciò è derivato, secondo i dati della Fabi, dalla diminuzione dei prestiti alle imprese calati del 5,4 per cento, di quelli alle famiglie in discesa del 4,1% e del credito al consumo, per lungo tempo strumento per eccellenza nella gestione degli acquisto, che ha accusato un calo del 5,9 per cento. La diminuzione non si è fermata neanche nel primo
trimestre del 2009 quando i prestiti alle imprese sono calati del 2,1 per cento e quelle alle famiglie del 2,7. La discesa è continuata anche nel secondo trimestre di quest’anno con l’eccezione dei prestiti alle famiglie che sono sono mantenuti stabili al 6,1 per cento. “Questa è la situazione dell’Umbria e degli effetti della crisi in questa – ha sottolineato il segretario nazionale – e con i quali dobbiamo fare i conti”.
In questa situazione generale il sistema creditizio umbro ha comunque retto: nel 2008 a fronte di una diminuzione degli sportelli che sono passati da 593 a 577 (a fronte di un calo di Perugia di 25 unità c’è stato un aumento a Terni di 9) c’è stato una crescita di dipendenti di 89 unità. “Si è passati infatti – ha spiegato Sileoni – dai 3.918 del 2007 ai
4.007 del 2008 con un incremento sia a Perugia (19) sia a Terni (70). Anche se – ha tenuto a sottolineare questo aumento è stato caratterizzato dai contratti previsti dalla legge 30, cioè contratti a tempo”. E le prossime battaglie che il sindacato intende lanciare riguardano proprio quelle tematiche che “ricadono sulla testa dei lavoratori, come l’aggiornamento dei piani industriali, la ripartenza del
fondo esuberi, i problemi legati ai dipendenti delle banche straniere di cui dobbiamo tener conto, la fissazione di un tetto per lo stipendio dei manager e il rinnovo del contratto di lavoro”. Per i bancari, secondo il segretario regionale Enrico Simonetti, è tempo di rivedere quel sistema del “grande è bello ed auspicabile” che fino al crollo del settembre 2008 sembrava essere l’eccellenza. “C’era la propensione ad essere più grandi, meno controllati, meno burocratizzati, meno statalizzati. Tutto questo fino al a quel settembre – ha spiegato – quando si è capito che
bisognava tornare ad una banca più umana e soprattutto ad avviare un legame tra territorio ed attori sociali partendo dalla consapevolezza che la crisi non è solo colpa di una parte”.
(Corriere dell’Umbria, 5 Novembre 2009 – Marina Rosati)